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I corcefissi nelle scuole. Sentenza di Strasburgo

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Messaggio Da spe salvi Mar 03 Nov 2009, 14:39

da http://passineldeserto.blogosfere.it/2009/11/crocifissi-nelle-scuole-fra-le-polemiche-forse-non-tutti-i-mali-vengono-per-nuocere.html



Farà certamente discutere la sentenza appena giunta dalla Corte europea che, di fatto, indica la presenza dei crofissi nelle aule scolastiche come una violazione dei diritti dei genitori nell'educazione dei figli.

La presenza dei crocefissi nelle aule scolastiche - riferisce il Corriere - costituisce «una violazione del diritto dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni» e una violazione alla «libertà di religione degli alunni». A stabilirlo è stata la Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo nella sentenza su un ricorso presentato da una cittadina italiana.

Riferisce sempre il Corriere.

Il caso era stato sollevato da Soile Lautsi Albertin, cittadina italiana originaria della Finlandia, che nel 2002 ha chiesto all'istituto statale Vittorino da Feltre di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocefissi dalle aule. A nulla in passato erano valsi i suoi ricorsi davanti a tribunali italiani e a dicembre 2004 era arrivato il verdetto della Corte Costituzionale sul ricorso presentato dal Tar del Veneto. Ora i giudici di Strasburgo le hanno dato ragione, stabilendo inoltre che il governo italiano dovrà pagare alla donna un risarcimento di cinquemila euro per danni morali. Si tratta della prima sentenza della Corte di Strasburgo in materia di esposizione dei simboli religiosi nelle aule scolastiche.

E' abbastanza chiaro che in Italia, e non solo, questa decisione causerà notevoli polemiche e non poco caos all'interno delle scuole.

Le scuole infatti, saranno tenute, ovviamente previa denuncia dei genitori, a pagare ingenti somme di denaro, soprattutto adesso che la scuola italiana sarà obbligata - grazie a questa sentenza, a pagare 5000 euro.

Il problema - ne siamo certi - non sarà solo di tipo economico: questo tema infatti è uno di quelli molto caldi nel panorama italiano: molti genitori infatti hanno già fatto battaglie contro la presenza del croficisso, ed è chiaro che oggi - tali genitori - saranno decisamente soddisfatti.

Cosa capiterà ora nella scuola italiana? Scuola laica, ma profondamente ancorata - come tutta la nostra società a valori derivanti dalla religione e dalla cultura cristiano-cattolica?

E' probabile che si farà - di questa sentenza - un vero e proprio caso politico. A mio parere concludendo poco in termini culturali.

Non è infatti solo un crocifisso che rende presente (e deve renderla seppur con tutto il rispetto per gli altri) la testimonianza di cristiani nella scuola.

Nessuno potrà mai impedire agli insegnanti cristiani, di portare insieme alla propria esperienza professionale anche la loro anima cristiana. Questo non significa certamente che si avvierà una campagna di colonizzazione...anche se sono sicuro che molti la penseranno così.

L'insegnante continuerà ad essere tale, non senza però esserlo da cristiani: spendendo la propria vita, nella carità evangelica, per i bambini ed i ragazzi, con la pazienza e l'amore gratuiti che il cristiano sà e deve sempre dare.

Forse che la posibile esclusione dei crocifissi dalle scuole, spingera noi cristiani ad essere più consapevoli della nostra "responsabilità testimoniale"? Forse che non tutti i mali vengono per nuocere?

Lo vedremo.
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I corcefissi nelle scuole. Sentenza di Strasburgo Empty L'Europa e il crocefisso, la cristianofobia al potere

Messaggio Da spe salvi Mer 04 Nov 2009, 12:30

L'Europa e il crocefisso, la cristianofobia al potere

di Massimo Introvigne

Ci siamo. Da diverso tempo si accumulavano i segnali di un prossimo colpo delle istituzioni europee contro il cristianesimo e la Chiesa Cattolica. Qualche mese fa, il 4 marzo 2009, avevo avuto occasione di partecipare come esperto a Vienna a una conferenza dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) dove era stato lanciato l’allarme su una montante «cristianofobia», che in diversi Paesi non si limitava più alla propaganda ma si esprimeva in leggi e sentenze contro la libertà religiosa e di predicazione dei cristiani e contro i loro simboli. L’attacco anticristiano si era finora svolto in modo prevalentemente indiretto, attraverso la proclamazione di presunti «nuovi diritti»: anzitutto, quello degli omosessuali a non essere oggetto di giudizi critici o tali da mettere in dubbio che le unioni fra persone dello stesso sesso debbano godere degli stessi riconoscimenti di quelle fra un uomo e una donna. Tutelando gli omosessuali non solo – il che sarebbe ovvio e condivisibile – da violenze fisiche, ma da qualunque giudizio ritenuto discriminante ed etichettato come «omofobia», le istituzioni europee violavano fatalmente la libertà di predicazione di tutte quelle comunità religiose, Chiesa Cattolica in testa, le quali hanno come parte normale del loro insegnamento morale la tesi secondo cui la pratica omosessuale è un disordine oggettivo e uno Stato bene ordinato non può mettere sullo stesso piano le unioni omosessuali e il matrimonio eterosessuale.

La sentenza «Lautsi c. Italie» del 3 novembre 2009 della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo segna il passaggio della cristianofobia dalla fase indiretta a una diretta. Non ci si limita più a colpire il cristianesimo attraverso l’invenzione di «nuovi diritti» che, proclamando il loro normale insegnamento morale, le Chiese e comunità cristiane non potranno non violare, ma si attacca la fede cristiana al suo cuore, la croce. I giudici di Strasburgo – dando ragione a una cittadina italiana di origine finlandese – hanno affermato che l’esposizione del crocefisso nelle aule scolastiche italiane viola i diritti dei due figli, di undici e tredici anni, della signora Lautsi, li «perturba emozionalmente» e nega la natura stessa della scuola pubblica che dovrebbe «inculcare agli allievi un pensiero critico». Ove tornasse in Finlandia, la signora Lautsi dovrebbe chiedere al suo Paese natale di cambiare la bandiera nazionale, dove come è noto figura una croce, con quale perturbazione emozionale dei suoi figlioli è facile immaginare. Basta questa considerazione paradossale per capire come, per qualunque persona di buon senso, la croce a scuola o sulla bandiera non è uno strumento di proselitismo religioso ma il simbolo di una storia plurisecolare che, piaccia o no, non avrebbe alcun senso senza il cristianesimo. In Italia la signora Lautsi intascherà cinquemila euro dai contribuenti – un piccolo omaggio della Corte di Strasburgo – e avrà diritto di far togliere i crocefissi dalle aule dove studiano i figli. Certo, ci sarà l’appello, e giustamente il nostro governo rifiuterà di applicare questa sentenza ridicola e folle. Ma le «toghe rosse» italiane si sentiranno incoraggiate dai colleghi europei. Che non sono tutti «stranieri» dal momento che uno dei firmatari della sentenza è il giudice italiano a Strasburgo, il dottor Vladimiro Zagrebelsky, campione – insieme al fratello minore Gustavo – del laicismo giuridico nostrano.
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Messaggio Da fidem custodire Mer 04 Nov 2009, 13:04


Non tutti i mali vengono per nuocere. Nostro Signore ci sta dicendo qualcosa di importante, che , cioè, siamo stati noi ecclesiastici a togliere per primi la Croce. Che , quantomeno,essendo la celebrazione verso ol popolo la Croce o è decentrata o il celebrante le volge le spalle. Ci si è preoccupati tanto di non volgere le spalle ai fedeli e non al Tabernacolo e/o alla Croce.

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Messaggio Da spe salvi Gio 05 Nov 2009, 13:39

L'agenzia di informazione SIR, riportando fonti autorevolissime, propone oggi una precisazione importane sul carattere istituzionale della Corte europea per i diritti dell'uomo, nel'ambito delle istituzioni Europee, che leggitimamente - loro sì - possono intervenire concretamente sulle questioni interne degli stati membri.

Ecco la precisazione.

“La Corte europea dei diritti dell'uomo non è un'istituzione dell'Unione europea”: a precisarlo in una nota è il 4 novembre la Rappresentanza in Italia della Commissione europea. “In riferimento agli articoli pubblicati da alcuni media italiani sulla sentenza relativa all'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche italiane, in cui si fa confusione tra la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) e l'Unione europea (Ue)” la Rappresentanza in Italia della Commissione europea chiarisce che “l'Unione europea (www.europa.eu) nasce con la Ceca (Comunità europea del carbone e dell’acciaio) nel 1951 e si sviluppa successivamente attraverso la Cee (Comunità economica europea) e con la Ceea (Comunità europea dell’energia atomica) nel 1957”. Le competenze di queste organizzazioni sono definite dai “Trattati fondanti le suddette Comunità e ulteriormente estese dal successivo Atto unico europeo (1986)”. Con il Trattato di Maastricht (1992), prosegue la nota, “è stata istituita l’Unione europea, che insieme alle Comunità preesistenti punta ad un’integrazione sempre più stretta tra gli attuali 27 Stati membri. In seguito sono nati il Trattato di Amsterdam (1997) e il Trattato di Nizza (2001)”. Nel 2007, rammenta ancora la Rappresentanza, “è stato firmato il Trattato di Lisbona che modifica e semplifica i precedenti” ed “entrerà presto in vigore dopo il completamento del processo di ratifica”.
Le istituzioni principali Ue sono la Commissione europea, il Parlamento europeo e il Consiglio europeo, mentre il suo organo giurisdizionale è la Corte di giustizia dell'Ue che ha sede a Lussemburgo, precisa ancora la Rappresentanza in Italia della Commissione europea. Invece, sottolinea la nota, “la Corte europea dei diritti dell'uomo (http://www.echr.coe.int/echr/) è stata istituita nel 1959 allo scopo di garantire il rispetto da parte degli Stati contraenti degli obblighi da essi assunti nell'ambito della Convenzione europea per i diritti dell'uomo del 1950”. Quest'ultima, la cui denominazione completa recita: "Convenzione di salvaguardia dei Diritti dell'Uomo e delle Libertà fondamentali" è stata invece elaborata e approvata in seno al Consiglio d'Europa, “istituito nel 1949, prima della nascita della Ceca e quindi dell'Unione europea, rispetto alla quale ha finalità diverse”. Gli Stati membri del Consiglio d’Europa, che ha sede a Strasburgo, sono 47, tra i quali i 27 Stati membri Ue e 20 che non fanno parte dell’Ue. “Pur collaborando tra loro – conclude la nota – l'Unione europea da una parte, e il Consiglio d'Europa con la Corte europea dei diritti dell'uomo dall'altra, rappresentano due organizzazioni diverse che hanno dunque differenti finalità, istituzioni e metodi di lavoro”. (fonte: SIR)

Ecco la conclusione: tutta confusione, tutta politica, tutta strumentalizzazione.
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Messaggio Da spe salvi Gio 05 Nov 2009, 14:28

Pirro e il Crocifisso

Sinceramente non ci dispiace che la CEDU (Corte Europea dei Diritti dell'Uomo; per inciso, non ha a che fare con l'Unione Europea - tanto vero che ne fa parte anche la Turchia) abbia sproloquiato sui crocifissi. Poiché questi stavano già sparendo, lentamente e nella generale indifferenza, dalle aule di scuola e dai tribunali. Ora, grazie a questi begli exploit degli ateisti (o degli islamisti: ricordate quell'Adel Smith?) tutta Italia scopre con un sussulto di orgoglio le proprie radici cultural-religiose. Quasi tutto l'arco costituzionale politico si pronuncia a gran voce in favore di un simbolo cristiano. E i crocifissi ritornano. Ma chi l'avrebbe mai sognato? Chi avrebbe mai pensato, solo pochi anni fa, che un pezzo di legno appeso alla parete potesse diventare un simbolo identitario difeso addirittura nei programmi politici? Insomma: ringraziamo la signora Lautsi e l'UAAR che, vincendo il loro processo kafkiano nei biechi sinedri renani hanno, come Pirro re dell'Epiro, regalato ai romani (cattolici romani, cioè) un successo considerevole di immagine e di risveglio identitario.
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Messaggio Da spe salvi Gio 05 Nov 2009, 14:29

E leggiamo questa divertente parodia tratta dal blog di Sandro Magister:

La sentenza anti-crocifisso della corte europea dei diritti dell’uomo ha seminato scompiglio nelle scuole italiane.

Ecco qui di seguito come se ne è discusso in un consiglio d’istituto di un non precisato liceo romano. I personaggi:

P: preside,
PA: professore di storia dell’arte,
PM: professore di musica,
PF: professore di filosofia.

*

P: Oggi è venuta a trovarmi la madre di un allievo, un po’ agitata. Mi ha detto che si rifiuta di mandare il figlio a visitare la piazza e la basilica di San Pietro la prossima settimana. Ha sentito della sentenza della corte europea dei diritti dell’uomo sul crocifisso e sostiene che questa visita sarebbe un condizionamento religioso emotivamente troppo forte per un quindicenne.

PA: Me se devo dare il compito in classe sul Bernini!

P: Io però non voglio prendermi esposti, denunce, eccetera. Ho già troppe gatte da pelare!

PA: Ho capito, ma allora dove li porto i ragazzi? Al Pantheon?

P: Magari. E insisti sul fatto che è una prodigiosa dimostrazione del genio architettonico dei romani.

PA: È vero, ma devo pure far cogliere i motivi di continuità con i successivi sviluppi cristiani, dovrò pure dire che nel VII secolo il Pantheon è stato trasformato in una chiesa, Santa Maria ad Martyres.

P: Ci risiamo! Voglio una visita neutrale, non religiosa!

PA: Ma che significa? Qui tutto ricorda il cristianesimo! Allora stiamocene chiusi in aula e lasciamo perdere! E poi i ragazzi avranno pure diritto a essere istruiti, a sapere.

P: Ma il diritto di chi non vuole subire la non richiesta ostensione di simboli religiosi prevale.

PA: Ah sì? E perché non se ne sta a casa lui, allora?

P: Collega, ma cosa dici? Un diritto è un diritto!

PM (interrompe con ansia): Scusami, preside, ma io domani farò ascoltare Bach: la Messa in si minore.

P: Mamma mia, per carità!

PM: Come “per carità”? È un capolavoro sommo!

P: Ma è una Messa!

PM: E che significa? L’autore non era neppure cattolico!

P: Era protestante. Sempre cristiano era. Scegli qualcosa di più tranquillo, vai sul Novecento, a Stravinskij.

PM: Bene. Farò ascoltare “Sinfonia di Salmi”.

P: Ma sei un fissato! Metti la “Sagra della primavera”, quella sì, è sufficientemente pagana, non disturba nessuno, ci si può fare pure una lezione di antropologia culturale. E comunque, se proprio devi fare un po’ di Bach, non insistere troppo sul cristianesimo.

PM: Ma se scriveva “Soli Deo Gloria” in calce alle sue composizioni!

P: Ma mica siamo al Conservatorio, che importa agli allievi di questi dettagli?

PM: Pensa che volevamo fare col collega di filosofia un’ora interdisciplinare sull’estetica nel pensiero religioso del Novecento, sull’influsso di Bach e Mozart su von Balthasar e…

P (irato): Ma siamo matti! La teologia si fa nell’ora di religione per chi la chiede, e basta! Mi vuoi rovinare?

PF: Preside, ma cosa dici! Posso parlar bene di Agostino, o no?

P: Ma sì, digli che ad Agostino tutto il pensiero moderno deve molto, anche l’ermeneutica, la fenomenologia…

PF: Però non posso dire che era cristiano?

P: Accennalo appena.

PF: Ma che accenno e accenno! Secondo te le “Confessioni” sarebbero state scritte se l’autore non si fosse convertito al cristianesimo? E poi scusa, quando parlo del concetto di persona in filosofia, come evito un accenno al dogma della Trinità e ai primi concili ecumenici? Non esisterebbe il concetto di persona senza…

P: No e poi no! Questo è catechismo! Prudenza ci vuole…

PF: Ma se persino Benedetto Croce….

P: Basta! Colleghi, dobbiamo capire che viviamo in una società multiculturale, dobbiamo rispettare le diversità, non possiamo pretendere…

PA: Ma abbiamo pure il dovere di istruire, di far conoscere. Se gli allievi guardano il Cenacolo di Leonardo, mica gli possiamo dire che era una cena qualunque tra amici!

P: Ma che esempi mi fai? Qualcosa va detto loro, ma con prudenza, con neutralità…

PA: Ma a me il Cenacolo piace tanto, mi appassiona…

P: Troppa passione nell’insegnamento non va bene. Ci vuole anche un po’ di neutralità emotiva.

PF: E allora mettiamoci un automa, sulla cattedra, e cambiamo mestiere! Ma poi, senti, non sarebbe molto più interessante far capire la grandezza filosofica di san Tommaso collegandolo al pensiero musulmano, ad Avicenna… Non cancelliamo né l’uno né l’altro, li studiamo entrambi.

P: Ma ci sono anche gli atei, gli agnostici…

PF: Ma anche loro dove vivono? Se vivono in mezzo a noi, è giusto che conoscano, che vedano le mille chiese nelle strade di Roma, che rappresentano la città, o dobbiamo demolire pure quelle? Quelle non sono per nulla neutrali!

P: Colleghi, sono sfinito. Aggiorniamoci a domani. Magari la notte ci porterà consiglio…

(Dialogo messo per iscritto da Francesco Arzillo, Roma, 4 novembre 2009).
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Messaggio Da spe salvi Sab 07 Nov 2009, 13:13

PERCHE' TOLGONO IL CROCIFISSO E DIMENTICANO CHE LA BANDIERA EUROPEA E' TUTTA DEDICATA ALLA MADRE DI GESU'?


MI CHIEDO DOPO LA DECISIONE DI STRASBURGO SE STANNO IMPAZZENDO O SONO SERIAMENTE OFFUSCATI . MI CHIEDO PERCHE' HANNO DECISO DI TOGLIERE IL CROCEFISSO PER LE PERSONE TANTO DELICATE SVENTOLANDO SOPRA LA LORO TESTA INVECE UNA BANDIERA CHE RAPPRESENTA LA MADONNA ,LA MADRE DI GESU' CON I COLORI CELESTE E LE DODICI STELLE ?????? PER ME SONO IMPAZZITI .




La bandiera europea è azzurra con dodici stelle disposte a cerchio. Ebbene: sia i colori, che i simboli, che la loro disposizione in tondo, vengono direttamente dalla devozione mariana, sono un segno esplicito di omaggio alla Vergine.

Che sia una di quelle ironiche "astuzie della Storia" di cui parlava Hegel?
Di certo, il caso è curioso. In effetti, giovedì 10 luglio, a Bruxelles, con solenne cerimonia è stata presentata la bozza definitiva della Costituzione d'Europa. E' quella nel cui preambolo non si è fatto il nome del Cristianesimo, provocando le ben note polemiche e la protesta della Santa Sede. Ma questa stessa Costituzione, nel definire i propri simboli, ribadisce solennemente che la bandiera europea è azzurra con dodici stelle disposte a cerchio. Ebbene: sia i colori, che i simboli, che la loro disposizione in tondo, vengono direttamente dalla devozione mariana, sono un segno esplicito di omaggio alla Vergine. Le stelle, in effetti, sono quelle dell'Apocalisse al dodicesimo capitolo: "Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una Donna vestita di sole con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle". Quella Donna misteriosa, per la tradizione cristiana, è la madre di Gesù. Anche i colori derivano da quel culto: l'azzurro del cielo e il bianco della purezza verginale. Nel disegno originario, infatti, le stelle erano d'argento e solo in seguito hanno preso il colore dell'oro. Insomma: anche se ben pochi lo sanno, la bandiera che sventola su tutti gli edifici pubblici dell'Unione (e il cerchio di stelle che sovrasta l'iniziale dello Stato sulle targhe di ogni automobile europea) sono l'invenzione di un pittore che si ispirò alla sua fervente devozione mariana.

E' una storia di cui circolano versioni diverse, ma che abbiamo ricostruito con esattezza già nel 1995, in un'inchiesta per il mensile di Famiglia cristiana , Jesus . La vicenda, dunque, inizia nel 1949 quando, a Strasburgo, fu istituito un primo "Consiglio d'Europa", un organismo poco più che simbolico e privo di poteri politici effettivi, incaricato di "porre le basi per un'auspicata federazione del Continente". L'anno dopo, anche per giustificare con qualche iniziativa la sua esistenza, quel Consiglio bandì un concorso d'idee, aperto a tutti gli artisti europei, per una bandiera comune. Alla gara partecipò pure Arsène Heitz, un allora giovane e poco noto designer che al tempo della nostra inchiesta era ancora vivo e lucido, pur se ultra novantenne. Heitz, come moltissimi cattolici, portava al collo la cosiddetta "Medaglia Miracolosa", coniata in seguito alle visioni, nel 1830, a Parigi, di santa Catherine Labouré. Questa religiosa rivelò di avere avuto incarico dalla Madonna stessa di far coniare e di diffondere una medaglia dove campeggiassero le dodici stelle dell'Apocalisse e l'invocazione: "Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a te". La devozione si diffuse a tal punto nell'intero mondo cattolico da fare di quella "Medaglia Miracolosa" uno degli oggetti più diffusi, con molte centinaia di milioni di esemplari. Ne aveva al collo una di latta e legata con uno spago anche santa Bernadette Soubirous quando, l'11 febbraio del 1858, ebbe la prima apparizione della Signora, che apparve vestita proprio di bianco e di azzurro.

Ebbene, Arsène Heitz non era soltanto uno degli innumerevoli cattolici ad avere su di sé quella Medaglia nata da un'apparizione, ma nutriva una speciale venerazione per l'Immacolata. Dunque, pensò di costruire il suo disegno con le stelle disposte in circolo, come nella Medaglia, su uno sfondo di azzurro mariano. Il bozzetto, con sua sorpresa, vinse il concorso, la cui commissione giudicatrice era presieduta da un belga di religione ebraica, responsabile dell'ufficio stampa del Consiglio, Paul M. G. Lévy, che non conosceva le origini del simbolo, ma fu probabilmente colpito positivamente dai colori. In effetti, l'azzurro e il bianco (le stelle, lo dicevamo, non erano gialle ma bianche nel bozzetto originale) erano i colori della bandiera del neonato Stato d'Israele. Quel vessillo sventolò la prima volta nel 1891, a Boston, sulla sede della "Società Educativa Israelitica" e si ispirava allo scialle a strisce usato dagli ebrei per la preghiera. Nel 1897, alla Conferenza di Basilea, fu adottato come simbolo dell'Organizzazione Sionista Mondiale, divenendo poi nel 1948 la bandiera della repubblica di Israele. In una prospettiva di fede è felicemente simbolica questa unione di richiami cristiani ed ebraici: la donna di Nazareth, in effetti, è la "Figlia di Sion" per eccellenza, è il legame tra Antico e Nuovo Testamento, è colei nel cui corpo si realizza l'attesa messianica. Anche il numero delle stelle sembra collegare strettamente le due fedi: dodici sono i figli di Giacobbe e le tribù di Israele e dodici gli apostoli di Gesù. Dunque, il giudeo-cristianesimo che ha costruito il Continente unito in uno stendardo.

Sta di fatto che alcuni anni dopo la conclusione del concorso d'idee, nel 1955, il bozzetto di Heitz fu adottato ufficialmente come bandiera della nuova Europa. Tra l'altro, a conferma dell'ispirazione biblica e al contempo devozionale del simbolo, il pittore riuscì a far passare una sua tesi, che fu fatta propria dal Consiglio d'Europa. Ci furono critiche, infatti, visto che gli Stati membri erano all'epoca soltanto sei: perché, allora, dodici stelle? La nuova bandiera non doveva rifarsi al sistema della Old Glory, lo stendardo degli Usa, dove ad ogni Stato federato corrisponde una stella?

Arsène Heitz riuscì a convincere i responsabili del Consiglio: pur non rivelando la fonte religiosa della sua ispirazione per non creare contrasti, sostenne che il dodici era, per la sapienza antica, "un simbolo di pienezza" e non doveva essere mutato neanche se i membri avessero superato quel numero. Come difatti avvenne e come ora è stato stabilito definitivamente dalla nuova Costituzione. Quel numero di astri che, profetizza l'Apocalisse, fanno corona sul capo della "Donna vestita di sole" non sarà mai mutato.

Per finire con un particolare che può essere motivo di riflessione per qualche credente: la seduta solenne durante la quale la bandiera fu adottata si tenne, lo dicevamo, nel 1955, in un giorno non scelto appositamente ma determinato solo dagli impegni politici dei capi di Stato. Quel giorno, però, era un 8 dicembre, quando cioè la Chiesa celebra la festa della Immacolata Concezione, la realtà di fede prefigurata da quella Medaglia cui la bandiera era ispirata. Un caso, certo, per molti. Ma forse, per altri, il segno discreto ma preciso di una realtà "altra", in cui ha un significato che per almeno mille anni, sino alla lacerazione della Riforma, proprio Maria sia stata venerata da tutto il Continente come "Regina d'Europa"

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Messaggio Da spe salvi Lun 09 Nov 2009, 11:29

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Messaggio Da spe salvi Ven 13 Nov 2009, 01:50

Da Avvenire del 05/11/2009

LA TRISTE DERIVA DI STRASBURGO
QUEI GIUDICI CHE VORREBBERO FARCI TUTTI PIÙ POVERI
CARLO CARDIA

L a Corte di Strasburgo ha aperto le ostilità contro il crocifisso nelle scuole, con una sentenza che non soltanto è andata oltre le sue competenze (e la sua stessa giurisprudenza), ma ha dato una interpretazione gelida, esclu­sivista, antiumanistica della libertà religiosa. Perché la libertà religiosa è una libertà aperta a tutti, inclusiva, che dialoga e insegna ai gio­vani a dialogare con gli altri, a vedere nei sim­boli religiosi segni di affratellamento tra gli uo­mini. La Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989 prevede che il ragazzo sia educato «nel rispetto dei valori nazionali del Paese nel quale vive e del Paese di cui può essere origi­nario e delle civiltà diverse dalla sua» (artico­lo 29). Per Strasburgo questa Convenzione non esiste. Esiste l’assenza di valori, esiste un de­serto nel quale ciascuno di noi nasce per ca­so, senza una storia ricca di eventi, eroismi, valori e simboli religiosi ed etici, tra i quali il cro­cifisso è il più noto in tutto il mondo.
L’aspetto più doloroso della pronuncia è quan­do essa parla del crocifisso come di un simbolo di parte, che divide e limita la libertà di edu­cazione, ignorando che il crocifisso è, dovun­que, simbolo di pace e di amore tra gli uomi­ni, è all’origine di una spiritualizzazione che ha animato e permeato la cultura occidentale per espandersi con linguaggio universale in tutto il pianeta. Il crocifisso ricorda chi è andato in­contro alla morte senza colpa per aver tra­smesso un messaggio di spiritualità e di fra­tellanza, chi ha predicato l’amore per il pros­simo come comandamento eguale all’amore verso Dio, chi ha annunciato nel discorso del­la Montagna il riscatto per gli ultimi e per chi soffre dell’ingiustizia, ha promesso il regno di Dio a chi opera bene nella vita terrena andan­do incontro agli altri, a chi è malato, a chi non ha nulla e ha bisogno di tutto. Questo è Gesù di Nazaret raffigurato nel simbolo della Croce. Per questi insegnamenti – e per aver alimen­tato la fede e la spiritualità di generazioni di uo­mini nel corso dei secoli – è conosciuto, ama­to, rispettato e venerato in tutti gli angoli del­la terra. Aprire le ostilità verso il crocifisso vuol dire opporsi a quanto di più alto e spirituale sia entrato nella storia dell’umanità, vuol dire fa­re la guerra a se stessi e alla propria coscienza. Per sette giudici di Strasburgo il crocifisso non sarebbe un simbolo neutrale, ma dietro que­sta asserita neutralità si nasconderebbe un provincialismo arido, un vuoto antropologi­co, perfino un filo di ignavia. Scriveva Jhoann Ficthe che «il cuore del cosmopolita non è o­spizio per nessuno», intendendo dire che gli uomini hanno radici e identità, senza le quali non possono parlare con altri, non possono accogliere con amore altre persone. Un Paese che voglia essere soltanto neutrale sarebbe un guscio vuoto, una parentesi fredda nel fluire della storia. Anche un’Europa che giunga al punto di negare, nascondere, o abbattere, la propria tradizione e identità cristiana diven­terebbe una terra di nessuno, derisa dagli al­tri, incapace di trasmettere i suoi valori più profondi, di confrontarsi con altri popoli e con­tinenti proprio in un’epoca di globalizzazione che chiede incontro e dialogo.
Quale europeo avrebbe il coraggio di chiede­re all’Asia buddista di togliere dagli spazi pub­blici i simboli di Buddha il compassionevole, o all’Asia induista le ricche raffigurazioni di quella religione, o ai musulmani di nasconde­re il Corano, tacere il nome di Allah in pubbli­co e celare la propria fede nelle scuole? Nes­suno avrebbe il coraggio di farlo, perché pro­verebbe istintivamente vergogna interiore nel proporre agli altri di spogliarsi della propria storia e tradizione religiosa. Chi predicasse questa neutralità sarebbe respinto come un e­straneo, riguardato come un essere senza cuo­re e passione. Il crocifisso non divide gli uo­mini, li unisce in un orizzonte di valori che so­no a servizio dell’umanità intera, alla base del dialogo interreligioso per il bene degli uomini e della società. Con questa sentenza, una cer­ta Europa perde di nuovo l’innocenza, come altre volte è avvenuto in passato, perché tradi­sce sé e le proprie origini, apre una ferita nel­la propria anima, e offende con il crocifisso tutti i simboli e ogni coscienza religiosa. Se ap­plicassimo la pronuncia di Strasburgo al mon­do intero, questo – come ha notato ieri il pre­sidente della Cei, cardinal Bagnasco – diver­rebbe più povero. E si allontanerebbe un po’ dal cielo. Ma la stragrande maggioranza degli uomini non vorrebbe una deriva così triste e continuerebbe a venerare ed esibire con or­goglio i simboli della propria fede
spe salvi
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