Cellule staminali e Obama
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Cellule staminali e Obama
OBAMA E LE CELLULE STAMINALI EMBRIONALI
Quando il Presidente si appropria della pietà
DAVIDE RONDONI
L a politica, si sa, è fatta anche di colpi di teatro. Però se si sta ben attenti, del teatro si vedono anche i trucchi. Quello della firma di ieri apposta dal Presidente Obama al via libera ai finanziamenti pubblici alla ricerca sulle cellule staminali embrionali era un colpo annunciato e preparato da tempo. E ieri si è realizzato con dispiegamento di simboli ed enfasi retorica. Anche se, a ben guardare, è un atto che non inaugura né rivoluziona nella sostanza granché, e solo permette che si usino soldi pubblici per finanziare ricerche su cui grava un problema etico irrisolto.
Le vere rivoluzioni in quel campo le stanno facendo, senza batter la grancassa e senza però trovare ascolto presso i media più influenti, coloro che invece stanno mostrando la possibilità di realizzare tali ricerche senza sacrificare un impressionante numero di esseri umani che, lasciati là nei laboratori o nei congelatori, chiamiamo 'embrioni' e che se invece fossero nella pancia delle nostre donne chiameremmo 'figli'. Ma il Presidente Obama, alle prese con i gravi problemi dell’economia e con l’impossibilità di grandi riforme, ha voluto caricare questo gesto di solennità e, non curandosi troppo delle nuove direzioni della ricerca e forse pressato da potenti lobby, ha tirato fuori la frase a effetto: l’esser uomo di fede lo spinge a far di tutto per alleviare le sofferenze. La frase a effetto, però, non solo non riesce a coprire il durissimo silenzio dei piccoli non nati, ma produce, nell’osservatore attento, anche un contro-effetto ironico. Sì, come capita spesso alle 'trombonate' che lì per lì sembrano persuasive e poi mostrano la loro vacuità. In questo caso, con sincerità – e su questa non ho dubbi – il Presidente motiva con la propria fede la pietà umana. Come dire che se non la si pensa come lui o non si ha fede o non si ha pietà. Un poco pesante, come apprezzamento per chi non ha la sua stessa granitica certezza sulla strada intrapresa dalle grandi industrie Usa. Gli americani, a differenza di noi, sono abituati a presidenti che citano Dio molto spesso. Però chiamare Dio a motivo di scelte discusse su campi in cui la scienza stessa è divisa, è almeno inopportuno. Si affronti piuttosto un dibattito razionale sulla congruità e sulla necessità ed efficacia di tali ricerche. È un po’ la stessa cosa di cui si accusava la Chiesa a proposito di Galileo: la pretesa di indirizzare la scienza in nome di una fede o di una ideologia. Ma a Obama-Bellarmino stranamente nessuno muove rilievi, neppure considerando il non trascurabile fatto che il Presidente vive oggi e il Cardinale nel 1500. Mi sarei aspettato una specie di insurrezione da parte di pensatori e media di cultura laicista di casa nostra. Ma come, un Presidente in carica motiva un atto politico con la sua fede ? E che c’entra, forse chi non ha fede, chi è laico prova meno pietà o meno tensione ad alleviare le sofferenze ?
Invece no, i nuovi vessilliferi dello scientismo (orfani di un -ismo, si abbarbicano subito al più forte sulla piazza) sorvolano, e applaudono, con carinissime copertine dedicate alla 'legge di Superman' come se finalmente si avverasse un sogno di uomo bionico. E plaudono senza mezzi termini, pur se persino l’Unità non può tacere il fatto che sì, la firma teatrale è andata bene, però la partita vera è un’altra, cioè la rottura di ogni limite alla ricerca. Se non che la ricerca che 'sfrutta' gli embrioni trova la dimostrazione dei propri limiti non da Presidenti-Bellarmino, che in nome della fede danno il via o no; bensì da nuove vie di ricerca, più efficaci e meno violente. Il che rende l’enfasi italiana sulla scelta di Obama-Bellarmino un poco posticcia, a favore di una di quelle scene che un tempo sarebbe stata chiamata 'un’americanata'.
Forse gli amici scientisti non se ne sono accorti, o forse sì e per questo plaudono, in nome della scienza ma indipendentemente dallo stato del dibattito sulle cellule staminali: nell’affermazione e nella scelta di Obama non c’è forse una scelta a riguardo della scienza, ma a riguardo di Dio e dell’uso del suo nome. Come se il Dio che sono disposti ad accettare, persino intromesso in leggi e disposizioni politiche, non fosse il creatore dell’uomo, ma la presenza che ha inquietato e creato tragedie silenziose nel secolo delle ideologie: il creatore del Superuomo (traduzione di Superman, no ?).
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Tratto da Avvenire dell'11/03/2009
Quando il Presidente si appropria della pietà
DAVIDE RONDONI
L a politica, si sa, è fatta anche di colpi di teatro. Però se si sta ben attenti, del teatro si vedono anche i trucchi. Quello della firma di ieri apposta dal Presidente Obama al via libera ai finanziamenti pubblici alla ricerca sulle cellule staminali embrionali era un colpo annunciato e preparato da tempo. E ieri si è realizzato con dispiegamento di simboli ed enfasi retorica. Anche se, a ben guardare, è un atto che non inaugura né rivoluziona nella sostanza granché, e solo permette che si usino soldi pubblici per finanziare ricerche su cui grava un problema etico irrisolto.
Le vere rivoluzioni in quel campo le stanno facendo, senza batter la grancassa e senza però trovare ascolto presso i media più influenti, coloro che invece stanno mostrando la possibilità di realizzare tali ricerche senza sacrificare un impressionante numero di esseri umani che, lasciati là nei laboratori o nei congelatori, chiamiamo 'embrioni' e che se invece fossero nella pancia delle nostre donne chiameremmo 'figli'. Ma il Presidente Obama, alle prese con i gravi problemi dell’economia e con l’impossibilità di grandi riforme, ha voluto caricare questo gesto di solennità e, non curandosi troppo delle nuove direzioni della ricerca e forse pressato da potenti lobby, ha tirato fuori la frase a effetto: l’esser uomo di fede lo spinge a far di tutto per alleviare le sofferenze. La frase a effetto, però, non solo non riesce a coprire il durissimo silenzio dei piccoli non nati, ma produce, nell’osservatore attento, anche un contro-effetto ironico. Sì, come capita spesso alle 'trombonate' che lì per lì sembrano persuasive e poi mostrano la loro vacuità. In questo caso, con sincerità – e su questa non ho dubbi – il Presidente motiva con la propria fede la pietà umana. Come dire che se non la si pensa come lui o non si ha fede o non si ha pietà. Un poco pesante, come apprezzamento per chi non ha la sua stessa granitica certezza sulla strada intrapresa dalle grandi industrie Usa. Gli americani, a differenza di noi, sono abituati a presidenti che citano Dio molto spesso. Però chiamare Dio a motivo di scelte discusse su campi in cui la scienza stessa è divisa, è almeno inopportuno. Si affronti piuttosto un dibattito razionale sulla congruità e sulla necessità ed efficacia di tali ricerche. È un po’ la stessa cosa di cui si accusava la Chiesa a proposito di Galileo: la pretesa di indirizzare la scienza in nome di una fede o di una ideologia. Ma a Obama-Bellarmino stranamente nessuno muove rilievi, neppure considerando il non trascurabile fatto che il Presidente vive oggi e il Cardinale nel 1500. Mi sarei aspettato una specie di insurrezione da parte di pensatori e media di cultura laicista di casa nostra. Ma come, un Presidente in carica motiva un atto politico con la sua fede ? E che c’entra, forse chi non ha fede, chi è laico prova meno pietà o meno tensione ad alleviare le sofferenze ?
Invece no, i nuovi vessilliferi dello scientismo (orfani di un -ismo, si abbarbicano subito al più forte sulla piazza) sorvolano, e applaudono, con carinissime copertine dedicate alla 'legge di Superman' come se finalmente si avverasse un sogno di uomo bionico. E plaudono senza mezzi termini, pur se persino l’Unità non può tacere il fatto che sì, la firma teatrale è andata bene, però la partita vera è un’altra, cioè la rottura di ogni limite alla ricerca. Se non che la ricerca che 'sfrutta' gli embrioni trova la dimostrazione dei propri limiti non da Presidenti-Bellarmino, che in nome della fede danno il via o no; bensì da nuove vie di ricerca, più efficaci e meno violente. Il che rende l’enfasi italiana sulla scelta di Obama-Bellarmino un poco posticcia, a favore di una di quelle scene che un tempo sarebbe stata chiamata 'un’americanata'.
Forse gli amici scientisti non se ne sono accorti, o forse sì e per questo plaudono, in nome della scienza ma indipendentemente dallo stato del dibattito sulle cellule staminali: nell’affermazione e nella scelta di Obama non c’è forse una scelta a riguardo della scienza, ma a riguardo di Dio e dell’uso del suo nome. Come se il Dio che sono disposti ad accettare, persino intromesso in leggi e disposizioni politiche, non fosse il creatore dell’uomo, ma la presenza che ha inquietato e creato tragedie silenziose nel secolo delle ideologie: il creatore del Superuomo (traduzione di Superman, no ?).
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Tratto da Avvenire dell'11/03/2009
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