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Il cardinale Bertone in Ucraina per la beatificazione di suor Marta Maria Wiecka

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Il cardinale Bertone in Ucraina per la beatificazione di suor Marta Maria Wiecka Empty Il cardinale Bertone in Ucraina per la beatificazione di suor Marta Maria Wiecka

Messaggio Da spe salvi Lun 26 Mag 2008, 14:04


La missione dei cristiani: testimoniare la vittoria dell'Amore

Con il suo atto eroico "che non è mai stato dimenticato", la suora cattolica Marta Maria Wiecka ha dimostrato che l'amore vince sempre e che la missione dei cristiani è testimoniare la vittoria dell'Amore in ogni occasione della vita": è questa secondo il cardinale Tarcisio Bertone l'attualità del messaggio della consacrata vincenziana beatificata in Ucraina sabato mattina, 24 maggio. Il segretario di Stato, che si trova nel Paese dal pomeriggio precedente, ha presieduto nel parco della cultura di Leopoli la celebrazione della messa e il rito di beatificazione della religiosa professa delle Figlie della carità di San Vincenzo de' Paoli (1874-1904) morta a soli trent'anni a causa del tifo contratto per aver scelto di sostituire un assistente medico che doveva disinfestare la cella d'isolamento di una malata nell'ospedale di Sniatyn. Un gesto eroico - ha spiegato il porporato - che ha rivelato al mondo come il segreto di tutto sia proprio l'amore del Signore "che vince la debolezza umana e converte il cuore dell'uomo all'amore della vita, del prossimo, persino dei nemici". Per questo la Chiesa ha voluto iscriverla nell'albo dei beati offrendo un modello esemplare di quanto sia importante rendersi gli uni responsabili degli altri, "di vivere l'uno al servizio dell'altro", chiedendo anche oggi a ciascun fedele di percorrere quello stesso itinerario, testimoniando al mondo la forza dell'amore che tutto vince: anche la morte.

Alla presenza dei cardinali Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyc, e Marian Jaworski, arcivescovo di Lviv dei Latini, dell'arcivescovo Ihor Voznyak, pastore dell'eparchia di Lviv degli Ucraini, di rappresentanti delle Chiese sorelle cristiane, del clero locale, delle religiose vincenziane, delle autorità locali, di familiari della nuova beata, di pellegrini giunti da ogni parte del Paese, il cardinale Bertone ha ricordato come suor Marta Wiecka abbia sacrificato la sua giovane vita per gli altri, senza far differenza di nazionalità o di religione. "Si attua oggi - ha detto - il desiderio del popolo ucraino di elevare alla gloria degli altari una sua figlia, il cui sepolcro durante il periodo sovietico è stato simbolo dell'unità popolare e esempio di autentico dialogo ecumenico".

Una terra, quella ucraina, rimasta fedele a Cristo e alla Sede Apostolica anche durante il lungo periodo della persecuzione atea comunista; un popolo, quello che la abita, che il servo di Dio Giovanni Paolo ii, nella sua visita del 2001, definì "amico". Una nazione alla quale il segretario di Stato di Benedetto xvi è venuto a recare il saluto e la benedizione del Pontefice, in un gesto che attraverso la televisione e la radio è giunto anche ad anziani, sofferenti e detenuti che hanno seguito in diretta la celebrazione.
Dopo aver riconosciuto, il 6 luglio 2007, attraverso la Congregazione delle Cause dei Santi, un miracolo attribuito alla sua intercessione, la Chiesa offre oggi un modello di santità che si innesta su un terreno fecondo, come testimoniato da san Massimiliano Maria Kolbe, dal beato Omelian Kovch, sacerdote della Chiesa greco-cattolica ucraina, e dai martiri per la fede uccisi durante la seconda guerra mondiale. Come confermato dalle beatificazioni effettuate da Papa Wojtyla nel giugno 2001 e dalla successiva canonizzazione da parte di Benedetto xvi che il 23 ottobre 2005 in piazza San Pietro ha proclamato santi l'arcivescovo Ioseph Bilczewski e il sacerdote Sigismund Gorazdowski. Su questa scia di santità si pone anche suor Marta Maria, che ha saputo porre Dio al primo posto, grazie a quell'amore che rende capaci di amare i fratelli senza distinzione di razza e di cultura, e che rispetta ogni persona perché creata a immagine e somiglianza divina. È proprio questo amore che risplende nella vita della nuova beata, che ha sacrificato la propria esistenza divenendo per quanti ebbe modo di incontrare segno concreto dell'amore misericordioso del Signore. "Dio - ha spiegato il cardinale celebrante - è Amore, e noi amiamo Lui, invisibile ai nostri occhi, se amiamo il prossimo che vediamo. Sino all'eroismo del sangue, se necessario".

Dopo aver ripercorso le tappe principali della breve vicenda terrena della beata, il segretario di Stato si è rivolto alle sue consorelle, le Figlie della carità convenute con la madre generale, e agli operatori sanitari ucraini, chiedendo sollecitudine, attenzione e dedizione verso quanti soffrono nella malattia. "L'uomo - ha spiegato - è corpo e spirito: curando il fisico dolorante non dimenticate che per una guarigione vera e profonda di tutto l'uomo, è indispensabile tener conto anche delle esigenze spirituali dell'umana creatura. Quanto è importante allora - ha proseguito - l'incontro con Dio per chi è degente e sofferente! Quanto è importante che si difenda e si promuova sempre la cultura della vita e dell'amore, che contrasti efficacemente la cultura della morte con le sue tristi e preoccupanti manifestazioni". Suor Wiecka infatti - ha concluso il cardinale Bertone - lascia in eredità un "inno alla Vita" esortando "ad amare la vita umana e a difenderla in tutte le sue fasi dal concepimento al suo tramonto naturale".
Quella di sabato 24 è stata la seconda giornata del segretario di Stato in Ucraina. Culminata con la messa di beatificazione, si era aperta con una breve preghiera nella cattedrale di Leopoli, seguita dagli incontri con il presidente della regione e con il sindaco della città. Nel pomeriggio in aereo il trasferimento da Lviv alla capitale Kyiv.

Il cardinale Bertone era giunto nel Paese nel primo pomeriggio di venerdì 23 maggio. All'aeroporto di Lviv Snilow si era svolta la cerimonia di benvenuto, con la presenza di autorità ecclesiastiche, politiche e civili. Successivamente il porporato si era recato nella residenza del cardinale Marian Jaworski e, dopo aver visitato la cattedrale di Lviv dei Latini, aveva avuto un incontro con l'arcivescovo greco-cattolico di Lviv, monsignor Ihor Vozniak, e con una rappresentanza del clero locale. Infine il segretario di Stato aveva visitato la storica residenza degli arcivescovi latini e il seminario maggiore dell'arcidiocesi di Leopoli a Briuhovychi.


(©L'Osservatore Romano - 25 maggio 2008)
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